lunedì 30 gennaio 2017

Sei volte Pompei, il sito archeologico nascosto sotto Porta di Roma

Intervista di Riccardo Corsetto
“Sotto Porta di Roma c’è un sito archeologico che si estende su un’area grande sei volte Pompei.”
D: Me lo dice così? Lei che prende… un primo o un secondo?… Ripartiamo un attimo dall’inizio. Quando ci siamo incontrati la prima volta, in quel container uso ufficio a Porta di Roma (la galleria commerciale era ancora un’idea) lei era entusiasta di quel progetto a cui lavorò. Era onorato di lavorare al più grande centro commerciale d’Europa. Possiamo fare il suo nome?
R: Preferirei di no. Non è opportuno.
D: D’accordo. Però lei ha collaborato come ingegnere alla costruzione di quella che fino a poco fa è stata la più grande galleria commerciale d’Europa con i suoi duecento venti negozi e 115 mila metri quadrati tra Fidene e Bufalotta. Questo dobbiamo dirlo. Per chi lavorava?
R: Porta di Roma nasce come progetto dei costruttori Toti e Parnasi, ma poi si costituì un consorzio con dentro tutti i più grandi imprenditori edili. Da Caltagirone a Mezzaroma. Da Lamaro a grandi gruppi della distribuzione come Auchan che oggi occupa circa la metà della galleria.
D: Lei sostiene che sotto il centro commerciale ci sia una città romana grande come Pompei.
R: Non ho detto Pompei. Ho detto un’area grande come sei volte Pompei.
D: E’ consapevole di quello che dice?
R: Non è una mia supposizione. Ci sono i sondaggi fatti dagli incaricati della soprintendenza che lo testimoniano. L’accordo di programma prevedeva non a caso un Parco archeologico.
D: Nel famoso Parco delle Sabine.
R: Esatto in quello che doveva essere un centro urbanistico evoluto, sul modello olandese, con siti archeologici, residenze e addirittura una metropolitana, il prolungamento della linea B che doveva arrivare da Conca d’Oro.
D: Oggi non c’è né la metro né il parco archeologico. Perché?
R: E’ stato tutto insabbiato. Letteralmente. Una parte della antica Fidanae di cui parla lo storico romano Tito Livio, città di origine etrusca e poi divenuta colonia romana, è stata seppellita per sempre dai 7mila posti auto di Porta di Roma.
D: La soprintendenza romana ai beni archeologici ha parlato ufficialmente di siti di limitata importanza, impossibili da valorizzare. Troppo costosi da dissotterrare.
R: Certo, valorizzare un sito archeologico di quasi tre milioni di metri quadrati richiede sforzi notevoli. Guardi la storia della manutenzione di Pompei. Che è solo un sesto di quello che c’è sotto Porta di Roma.
D: Aspetti. Facciamo due conti perché lei non la racconta giusta. Ma se Porta di Roma, intendo la galleria, è di 115 mila metri quadrati, come può starci sotto una città di 3 milioni di metri quadrati? Non sta in piedi.
R: I sondaggi dimostrarono che tutta la zona è interessata da reperti. Si tratta per lo più di ville e reperti che confermavano la presenza di un esteso insediamento urbano. Il mosaico che è stato conservato al primo piano del centro commerciale, buttato lì senza nemmeno una scheda storica, è solo la punta dell’iceberg.
D: Cosa ci dice?
R: Un mosaico di quel genere, secondo gli esperti poteva appartenere solo a ville inserite in contesti agglomerati. Romolo conquistò l’antica Fidanae nel 748 a.C. ma al di là di ogni considerazione storico-urbanistica ci sono le mappature dei tecnici della Soprintendenza che fanno testo e che io ho visto con i miei occhi. Mi creda, nel Parco delle Sabine, e in gran parte sotto il centro commerciale Porta di Roma è sotterrato e nascosto uno dei più grandi siti archeologici italiani.
D: Lei è un ingegnere dell’Ordine di Roma. Perché non parlò della cosa ai tempi della cantierizzazione.
R: Pensavo spettasse alla Soprintendenza far emergere quel patrimonio culturale.
D: Perché non l’avrebbero fatto secondo lei?
R: Perché la conseguenza sarebbe stato il blocco del progetto edile. Sia della galleria che dell’area residenziale. Vada a visitare oggi via Carmelo Bene. Cosa le sembra?
D: Cos’è ora le fa lei le domande?
R: Le piace quel quartiere?
D: Gli esperti di urbanistica ne parlano come un dormitorio.
R: Giusto. E credo lei sia intelligente quanto basta per capire che un archeologo non ha il potere di competere contro un cartello che detiene il novanta per cento del mercato edile della Capitale.
D: Lei sta accusando la Soprintendenza di non aver fatto bene il suo lavoro?
R: Io dico che c’erano delle mappe. Io le vidi al tempo dei sondaggi. Ho assistito a tutta la fase degli scavi. Faccia un accesso e se le vada a consultare.
D: L’archeologo Roberto Egidi della Soprintendenza, a cui va il merito della conservazione del mosaico a Porta di Roma e delle Giare nel parcheggio Ikea ad Anagnina sostenne che è impossibile conservare tutto di queste rovine.
R: Guardi è solo economicamente sconveniente, ma solo per una società come la nostra.
D: Che intende?
R: Che Porta di Roma ospita ogni anno 19 milioni di clienti. Piu’ del doppio rispetto ai visitatori del Colosseo, degli Uffizi, delle Gallerie dell’Accademia di Firenze, di Pompei e Castel Sant’Angelo messi insieme. A San Pietro arrivano appena 11 milioni di visitatori l’anno, appena la metà delle persone che si recano a Porta di Roma. Credo che sia un problema di cultura. E’ più giusto parlare di ignoranza che di disinteresse. L’ignoranza di non capire che un parco archeologico in una società evoluta può fare PIL più che un tempio che vende stracci e mobilio nordico di qualità orientale.
D: Così rischiamo una querela. Il mobilificio di cui parla permette a tante giovani coppie di arredarsi casa.
R: Lei può fare come i soprintendenti. Nascondere questa intervista sotto la terra.
D: E’ lei che ha voluto fare l’intervista anonima. Noi ci firmiamo. Ma lei ci va a fare acquisti a Porta di Roma?
R: Ogni tanto. Ma sempre con un senso di inquietudine.
(L’UNICO)
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mercoledì 4 gennaio 2017

Porta di Roma, inadempienze e opere fantasma: "Costruttori aprano al dialogo"

Porta di Roma, inadempienze e opere fantasma: "Costruttori aprano al dialogo"

Porta di Roma, inadempienze e opere fantasma: "Costruttori aprano al dialogo"L'Associazione per la Tutela del Parco delle Sabine dopo aver concorso all'avvio della procedura per l'escussione delle fideiussioni si appella alla società costruttrice: "Stop scontro, riprenda manutenzione e completamento parco"



Il Parco delle Sabine mai ultimato, opere non realizzate, manutenzione da tempo inesistente e inadempienze varie: per il Comune e i residenti che immaginavano il proprio quartiere assai diverso, dopo anni di battaglie e braccio di ferro, è tempo di regolare i conti con la società Porta di Roma.
Roma Capitale, con l'apporto del Municipio III e dell'Associazione Tutela del Parco delle Sabine, ha infatti avviato la procedura per rivalersi sui costruttori mediante l'escussione delle somme necessarie per l'esecuzione degli interventi non realizzati per un importo complessivo di circa 30 milioni di euro. 
"I lavori previsti per i servizi, la realizzazione del parco e la relativa manutenzione dell'area, non sono mai stati realizzati. Ciò ha contribuito a trasformare quello che doveva essere un quartiere nel verde in un quartiere nel nulla" - hanno commentato dal M5s del Montesacro dando notizia dell'avvio della procedura.
E a ripercorrere i passi di un tragitto impervio e tortuoso verso tale traguardo è stata l'Associazione Tutela del Parco delle Sabine i cui soci da anni si battono per la tutela delle aree destinate al Parco e per il completamento dello stesso secondo i progetti originari approvati nell'accordo di programma che regola la convenzione urbanistica Bufalotta.
"L’Associazione per la Tutela del Parco delle Sabine ha ripetutamente esposto sin dal 2014 le criticità derivate dalla mancata manutenzione del parco e del quartiere. La reazione della società Porta di Roma, contenuta in una diffida nei confronti del Comune di Roma, è stata l’affermazione che il Parco delle Sabine era completato e che la manutenzione non era più dovuta" - hanno scritto dall'Associazione sottolineando come siano stati loro a dimostrare, fatti e carte alla mano, che ciò non rispondeva al vero - "come attestato anche dalla commissione di collaudo" - e che, pertanto, tutte le attività di manutenzione erano dovute.
Così, immediatamente dopo l’accordo del marzo 2016 per il pagamento della morosità relativa all’illuminazione pubblica che per mesi aveva gettato il quartiere nel buio più assoluto , l'Associazione ha reiterato agli uffici di Roma Capitale la richiesta di intervenire con decisione nei confronti della società Porta di Roma perché riprendesse anche tutte le attività di manutenzione.
"Tuttavia la società, a parte uno sfalcio sporadico, ha continuato ad omettere ogni attività di manutenzione. Ne è conseguito un atto di messa in mora da parte del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica a cui la società Porta di Roma ha risposto con inusitata durezza e dando vita a un vero e proprio muro contro muro" - proseguono dal Parco delle Sabine aggiungendo come vi siano stati poi due ulteriori esposti, uno da parte dell'Associazione, l’altro della Presidente del III Municipio Roberta Capoccioni.
Infine, visto il perdurare dell’inadempienza della Società Porta di Roma, l'Associazione per la Tutela del Parco delle Sabine ha posto un ultimatum agli uffici di Roma Capitale. Il 27 dicembre 2016 la notizia dell’avvio da parte del Comune di Roma delle procedure di escussione delle fideiussioni a garanzia, per mancata manutenzione e per una serie di violazioni degli obblighi contrattuali da parte di Porta di Roma.
"Pur nella legittima soddisfazione di vedere riconosciuto un diritto pubblico contro un arbitrio privato, diritto per il quale l’associazione si è fortemente battuta, non siamo felici di quella che riteniamo una scriteriata e irresponsabile posizione di chiusura della società Porta di Roma. Pensiamo che sia giunto il momento per PdR di abbandonare queste posizioni che hanno fatto del male al quartiere e di riprendere il filo del dialogo con il Comune di Roma sulla base di una rinnovata fiducia" - ha scritto l'Associazione per la Tutela del Parco delle Sabine chiedendo ai costruttori di non perseverare su uno scontro che danneggia tutti, "i cittadini, che vedono il quartiere abbandonato al degrado, il Comune impegnato in uno spiacevole corpo a corpo e anche la società Porta di Roma che rischia l’escussione delle fideiussioni". 
La richiesta alla Porta di Roma è quella di "rivedere completamente il proprio atteggiamento, di abbandonare lo scontro e di affidarsi un po’ più al buon senso". In concreto: la ripresa delle attività di manutenzione, il completamento del Parco delle Sabine secondo i progetti approvati in convenzione e una leale collaborazione con il Comune, "nel rispetto degli obblighi contrattuali". 
Dunque una tregua abbandonando il muro contro muro nel nome del futuro, immediato e decoroso, del quartiere e di quel Parco delle Sabine che tutti vorrebbero come fulcro della zona: "Ci auguriamo davvero - hanno scritto dall'Associazione - che prevalga il buon senso".
ARTICOLO ROMATODAY 



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