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Le
trasformazioni urbane, grandi operazioni di riqualificazione della
città di cui dovrebbe essere innanzitutto il cittadino comune a
beneficiare, in Italia si traducono sempre in vera e propria manna per
il privato.
Si prendano tre grandi operazioni condotte nel Comune di
Roma a metà del decennio scorso: quella a nord della capitale che ha
riguardato il quartiere della Bufalotta, dove è nata una gigantesca area
commerciale; un’altra e est, nella zona di Lunghezza; infine quella
sviluppatasi attorno al polo tecnologico sulla via Tiburtina.
In tutti e tre i casi i costruttori hanno avuto un “ritorno”
economico enorome: infatti il plusvalore a beneficio del privato è pari
nei tre casi al 53 per cento (Bufalotta), al 55 per cento (Lunghezza) e
al 57 per cento (Polo tecnologico) del valore finale del costruito.
Non
esiste nessun settore industriale che riesce a portare a casa un
profitto simile.
Modigliani, presidente di Inu
Lazio, li commenta così: “E’ vero che la ricerca è condotta su dati e
operazioni che risalgono al periodo che definirei delle vacche grasse in
edilizia, ma la sostanza è attuale: il nostro sistema è incredibilmente sbilanciato sul guadagno privato piuttosto che sul ritorno pubblico”.
Trasformazioni urbane, vincono sempre i privati
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