Lo scandalo continuo del Parco delle
Sabine.
Lo scorso 5 maggio presso l’istituto Matteucci abbiamo avuto
il piacere di ascoltare l’Assessore alle Trasformazioni Urbane Prof. Caudo in
occasione della presentazione della Conferenza Urbanistica, strumento con il
quale l’attuale Amministrazione Capitolina ritiene di poter coinvolgere le
realtà territoriali nella condivisione delle scelte urbanistiche nel nostro
territorio.
Per quanto meritoria sia l’iniziativa, la realtà quotidiana,
purtroppo, sembra contraddire spietatamente tutte le buone intenzioni da cui
essa muove.
Si fa fatica a credere che le politiche di “rigenerazione
urbana” possano trovare terreno fertile in una città e in una realtà
territoriale come il III municipio in cui un intervento di urbanizzazione
razionale come la Centralità Urbana Bufalotta, pensato e progettato avendo come
riferimento elevati standard di sostenibilità ambientale ed urbanistica,
fallisce miseramente sotto i colpi di interessi particolari e non generali.
Come si può parlare di
“rigenerazione urbana” dell’esistente se non si è neanche in grado di garantire
il rispetto di una convenzione urbanistica, condivisa, approvata e sbandierata
ai quattro venti come il segno di una nuova politica dell’abitare nella città
di Roma?
Il Parco delle Sabine
rappresenta l’emblema di questo fallimento, frutto della debolezza del potere
pubblico che abdica al proprio ruolo di fronte alla forza di interessi
economici privati arrivando persino ad alienare pezzi di patrimonio pubblico
come nel caso vergognoso del centro sportivo Virtus privato, previsto in aree
del parco che sono anche di interesse
archeologico, e contro il quale l’associazione si opporrà in ogni modo
consentito dalla legge.
Le nostre ripetute denunce sullo stato di abbandono del parco
e sulla sua mancata realizzazione sono confermate dall’ultima, grave
circostanza dell’interruzione dell’irrigazione in tutte le aree del parco,
anche quelle aree minimali di verde attrezzato prospicienti al viale Carmelo
Bene.
Sollecitata più volte
a riattivare l’irrigazione, la Società Porta di Roma fa orecchie da mercante e
segna così il triste de profundis del Parco: decine di ettari destinati a
fornire solo foraggio per cavalli.
Davvero non si può credere che l’inerzia dell’amministrazione
pubblica sia tale da consentire alla Società Porta di Roma, che solo
temporaneamente ha la responsabilità della manutenzione del parco, di decidere
autonomamente dei destini di un parco pubblico d’importanza vitale per tutto il
III municipio, disattendendo in modo così plateale tutti gli impegni
sottoscritti e in base ai quali ha potuto realizzare milioni di metri cubi di
residenziale e lauti guadagni
Chiediamo a tutte le
autorità, sia del III municipio che del Campidoglio, di intervenire decisamente
per ripristinare un livello minimo accettabile di garanzie sulla gestione del
parco e le sollecitiamo ancora una volta ad assumersi tutte le responsabilità
che il ruolo pubblico elettivo impone loro. Il Parco delle Sabine deve finalmente
avviarsi ad essere a tutti gli effetti pubblico e se la Società che ha
attualmente in carico la gestione del Parco lamenta difficoltà finanziarie, è
ora che si proceda decisamente alla consegna del parco al Comune di Roma.
ASSOCIAZIONE PER LA TUTELA DEL PARCO
DELLE SABINE
tutela.parco.sabine@gmail.com
Mi piacerebbe ripartire da queste pagine del libretto, (che anche io ho ricevuto quando ho acquistato la mia casa a 5.000euro al mq), per capire insieme a voi cosa si pùò fare per obbligare le società costruttrici, proprietarie dei terreni (Idea Fimit etc) sui quali sono state costruite le nostre abitazione “nel parco” a completare quanto previsto, in termini di piantumazioni, realizzazione di percorsi ciclo pedonali e archeologici e perché no anche alla realizzazione degli uffici previsti, che consentirebbero di non far diventare anche questo quadrante l’ennesimo quartiere dormitorio.
RispondiEliminaNel libretto con il quale ci hanno venduto le case ci è stato detto che il 47% dell’intera superficie sarebbe stato adibito ad aree verdi; come si può constatare, facendo un giro nella zona, questo non è proprio così.
Secondo quanto dichiarato il parco dovrebbe mostrare una serie di reperti archeologici visibili lungo un percorso che ne valorizzi le opere. Purtroppo di questi reperti non c’è traccia sono stati tutti interrati. Ne è rimasto solo uno vicino al maneggio, blindato però da lamiere, sicuramente a breve faranno sparire anche questo.
Qui invece parlano di porte di accesso con punti informazione etc., mi viene da ridere, ma dove sono che non riesco a vederli? E per giunta sono anche rappresentate graficamente le porte di accesso al parco…. Per non parlare poi delle torrette per il bird-watching…………..
Dove sono i ponti? E non parliamo poi del laghetto con il punto di ristoro ed il rimessaggio delle piccole imbarcazioni a remi per la navigazione.
Ovviamente quanto detto è cosa nota, ma ritengo che vada ribadita in ogni occasione.
Seguono foto del libretto
OK questa è la situazione.
RispondiEliminaCosa si fà?
Come ci possiamo organizzare per far sentire con forza la nostra voce?